Toni Capuozzo

La vita a volte ti fa dei piccoli regali non materiali.

Grazie alle “ Les Vilanes” che hanno invitato un giornalista di grande spessore come Toni Capuozzo a presentare il suo nuovo libro “Lettere da un paese chiuso”, ho passato una serata pregna di storie avvincenti, in un contesto affascinate come il Castello di Villalta.

Giorni prima causa Covid, si doveva prenotare per poter partecipare a questo evento. Appena vista la locandina su facebook, mi sono precipitata a telefonare a una delle organizzatrici per non ritrovarmi all’ultimo momento senza avere un posticino anche per me.

Il 2 ottobre mi preparo ad uscire per recarmi al Castello di Villalta. E’ anni che non ci vado. Il castello mi ha sempre affascinata.

Parcheggio, indosso la mia mascherina (sembro pronta  per una rapina con il mio zainetto sulle spalle), fortunatamente arrivo abbastanza presto per trovare posto in seconda fila.

Mi siedo e comincio ad osservami attorno.

Ed ecco Toni nell’angolo della stanza, attorniato da conoscenti e amici che parlano con lui. Vorrei alzarmi e andargli incontro. La timidezza che è in me mi blocca. Cosa vuoi che gli dica? Meglio restare al mio posto, non vorrei fare la solita figuraccia lasciandomi uscire dalla bocca qualche amenità della quale pentirmi.

Il sottofondo musicale non mi consente di sentire la sua voce mentre parlotta allegramente con i suoi amici.

Pazienza, aspetto. Nel frattempo guardo la grande stanza che ci ospita. I castelli hanno sempre grandi quadri di personaggi a me sconosciuti, archi in pietra, pavimento in cotto (per quanto ne posso sapere io). Finestrelle piccole e stanzoni che potrebbero essere utilizzati come palestre. Le sedie sono tutte ricoperte di un tessuto bianco, idonee più per un matrimonio, ma accoglienti e gradevoli alla vista.

Ecco finalmente Toni Capuozzo si siede al suo tavolo assieme al direttore di Onde Furlane, Mauro Missana.

Una organizzatrice timidamente presenta la serata. La stanza è piena. Mi compiaccio che questa serata abbia avuto successo tra i miei compaesani.

Eccolo. Quel suono. La voce roca di Toni, quella voce che fin da ragazzina rapiva la mia attenzione, perché attraverso quella voce, venivo catapultata, in zone di guerra da me sconosciute, raccontate con sentimento e ragionamento.

Mi stupisce la personalità di Toni, umile pur avendo un bagaglio di vita da far impallidire tutti coloro che si trovano in quella stanza, pronti a entrare per qualche attimo nel suo sentire il mondo.

Si perché Toni lo sente il mondo.

Mi colpisce come spiega che la vita di ogni singola persone è unica e irripetibile, perché dice: “ anche il più stupido, cattivo o fastidioso del paese, quando muore viene a mancare. Perché ogni personalità costruisce la storia del paese.”

Racconta di come gli piacesse particolarmente partire come inviato nei paesi di guerra, perché stare dietro una scrivania gli era troppo stretta come situazione. Di come si sentisse a disagio quando erano gli italiani a bombardare certi paese, mentre in questi paesi anche se lui è italiano veniva trattato con rispetto.

Mauro Missana lo incalza con domande e considerazioni, Toni sempre pronto a tenere vivo l’interesse del dibattito, anche se dice di non aver nessun colore politico, lasciando noi spettatori un po’ amareggiati, così sballottati da questo periodo politicamente poco corretto.

Ci fa ridere con barzellette di guerra, perché anche nel momento più brutto e tragico della vita, dice, bisogna continuare a ridere e ironizzare le situazioni.

Ci racconta una barzelletta per spiegarci come funziona il giornalismo. Come si muovono le notizie.

La promozione del suo libro è quasi marginale. Ma racconta come scrivere questo diario durante la chiusura a Milano, condividendolo sui social, sia stato un modo di condividere con gli altri pensieri e impressioni, alla fine sia stata una sorpresa scoprire di non sentirsi solo, grazie ai commenti e messaggi giornalieri. Ringrazia la tecnologia, che trova comunque difficile da gestire come tutte le persone della sua età, ma che gli ha dato la possibilità anche se nella lontananza di poter vedere figli e nipoti tramite le videochiamate.

La scoperta delle persone che vivono nel suo stesso condominio. La ragazza che metteva dei libri sulle buchette delle lettere a disposizione dei condomini. Delle signore che gli disserro che se aveva bisogno di qualche cosa loro erano a sua disposizione. Ha capito così che era vecchietto.

Ha parlato di quanto sia importante il lavoro, come dignità della persona, mentre l’assistenzialismo è la rovina della società.

Ha toccato una miriade di argomenti, aneddoti e storie. Dopo due ore seduta su quella seggiola, sarei rimasta ancora ad ascoltare questo uomo, dalla voce perfetta per fare il narratore o il cantastorie, senza essere attore.

Ma chi più di lui ha il diritto di raccontare essendo sopravvissuto a bombardamenti, attentati e chi più ne a più ne metta.

Vi consiglio di prendere il suo libro, che ho cominciato a leggere appena arrivata a casa, perché il suo scrivere come il suo parlare vi trasporta in quei mondi e modi che per ovvie ragioni difficilmente potremmo vivere. La saggezza che ha sviluppato nella sua vita può regalarci un attimo di conoscenza della quale il mondo che corre senza una reale meta ci può aiutare a centrare anche noi stesso. Riscoprendo il piacere di ringraziare anche per questi piccoli magici attimi. Come quello che ho vissuto l’altra sera nel magico castello di Villalta, dove un cavaliere, rientrato a casa racconta le sue avventure in giro per il mondo.

Grazie Les Vilanes, per aver portato fino a noi questo cavaliere che con umiltà e passione ci ha portato nella sua incredibile vita.

Lisa Ermacora

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