IO APRO: Una estemporanea esperienza


Ieri sera domenica 17 Gennaio 2021 ho fatto un atto rivoluzionario.
La mia amica Tiziana mi manda un messaggio, informandomi che l’agriturismo ALLE ROSE di Farla di Majano, aderisce alla protesta
< IO APRO > e lei ci sarebbe andata.
Lo ammetto, ho dovuto riflettere un attimo se andarci o meno. Per paura di una multa,
forse per paura di conseguenze a me sconosciute. In genere segue le regole, non disubbidisco alla legge. Per le brave persone come me era una scelta non facile, anche perché dovevo uscire dal comune in zona arancione.
Poi mi sono detta che se stare a casa senza fare niente sarei stata comunque complice della morte di tante attività.
Quindi gambe in spalla e via a prendere la mia amica Tiziana. Donna forte e coraggiosa,
temperamento fiero ( un po’ la invidio per la sua forza e indipendenza, si va bè anche per il fisico magro e sodo).
Alle 19 ci avviamo all’agriturismo. Sono preoccupata, non è il mio locale, quindi da cliente non so come mi devo comportare. Accetto di lasciarmi trasportare dagli eventi e vada
come vada almeno sono presente per fare da osservatore.
La ostessa con la sua bella mascherina abbinata al grembiule ci accoglie, mi guardo
attorno nella sala ci sono sei persone.
Io e la Tiziana ci guardiamo negli occhi compiaciute di essere lì.
Mi stò per togliere la giacca quando la mia amica esordisce:
Sono già arrivati…-
Mi giro e vedo entrare dalla porta due carabinieri in divisa, con la mascherina.
Tutti nella sala danno il buona sera alle forze dell’ordine.
Mi sembra di avere la stessa sensazione di quando la guardia di finanza mi entra in negozio per chiedermi i corrispettivi. Uno strano disagio.
Eppure sono certa che andare a cena da qualche parte non è un reato. Sono consapevole
però che non sono a cena, ma sono a sostenere l’iniziativa di un ristoratore che vuole aprire
perché alla fine come tutti ha bisogno di lavorare.
Una signora bionda con i capelli lunghi inizia a sciorinare tutti i diritti che la costituzione ha
messo a disposizione per tutelare il cittadino.
Intanto i titolari vanno in cucina con uno dei due militari, mentre l’altro prende i dati degli
avventori.
Dalla cucina sento l’ostessa spiegare al carabiniere che sono cinque mesi che non lavorano e che essendo l’attività di famiglia è l’unica fonte di sostentamento.
Mi si stringe il cuore.
Ad un tratto escono nuovamente dalla cucina. In quel momento entra un’altra giovane
coppia nel locale. La proprietaria dell’ambiente li accoglie e li fa accomodare ad un tavolo.
Ci guardiamo e ci sorridiamo consapevoli di essere complici non di una malefatta ma di un
sostegno se non economico almeno morale per questa famiglia di ristoratori.
Intanto la signora che conosceva bene tutte le leggi continua incalzare i carabinieri.
Devo ammettere che mi sono stupita dalla gentilezza e dal delicatezza dei modi di questi
due militari. Mi cade l’occhio sulla pistola di uno dei due mentre mi dà le spalle.
Ho pensato per un attimo che nessuno in quella stanza è armato, nessuno è un
delinquente, eppure le forze dell’ordine sono lì bardati di tutto punto come per qualsiasi
malvivente. Il loro atteggiamento non era borioso o aggressivo, ma conciliante, pacato.
Ho visto dentro a quelle divise due uomini che forse non volevano esseri lì in quel preciso
istante per sanzionare un ristoratore già messo a terra dalla pandemia e nemmeno i clienti
che volevano aiutare una famiglia in difficoltà.
Hanno preso le mie generalità, forse mi arriverà la multa. Ma come diceva mio nonno <
bes e son che no non sarin> soldi ci sono che noi non ci saremo.

Ho buttato via denaro per tante cose inutile e stupide, per questa cosa credo non siano
buttati al vento, al massimo posso sempre fare ricorso.
Ho visto però in questa vicenda l’imbarazzo dei carabinieri e l’imbarazzo dei ristoratori,
entrambe le parti messe alle strette non per chissà quale reato ma per un dpcm di scarso
buon senso.
Alla fine se ne sono andai così come sono venuti, facendo spegnere le luci del locale,
affinché gli avventori se ne andassero.
Prima d’andare via ho parlato con quella dolce signora che gestisce questo agriturismo
nascosto dalla strada. Ammette di non aver dormito per due notti per la paura di questa
scelta di aprire comunque il locale, non sono abituati ad infrangere la legge, ma la
necessità di tirare avanti in qualche maniera è impellente, hanno anche due figli.
Non credo si possa capire chi si trova in queste difficoltà. Ma sono fermamente convinta che se tutta la categoria avesse avuto il coraggio e la determinazione di aprire non
lasciando soli quei pochi coraggiosi, questa manifestazione avrebbe avuto più presa anche sull’opinione pubblica e forse il governo prenderebbe decisioni differenti anche per questo settore.
Ci sono anche teatri, cinema, palestre in grave sofferenza, non giriamoci dall’altra parte
per non guardare, ma siamo solidali. Chi fa le leggi non è Dio ma un essere umano, e
come tutti gli esseri umani può sbagliare e fare delle leggi contro l’umanità e la sua libertà.
La pandemia esiste, ma esistono anche miseria e disperazione che potrebbero uccidere
più della pandemia stessa.
Spero aderiscano sempre più ristoratori a questa iniziativa, perché l’ Italia è una repubblica
fondata sul lavoro, non sull’assistenzialismo o finti ristori.

In bocca al lupo a tutti i coraggiosi rivoluzionari.

Lisa Ermacora

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